Promesse, morte, rabbia. E poi ancora promesse, prima dell’ennesima strage. Percorre da Nord a Sud la costa Jonica della Calabria, ogni palmo del suo tracciato racconta una storia tragica, una Via Crucis di vittime che sembra non avere fine. La Statale 106 ha aperto il 2024 così come lo aveva chiuso: con scheletri di auto accartocciate a bordo strada e il sangue sull’asfalto. Domenico e Antonella Romeo, di 27 e 18 anni, Teresa Giorgi, di 34, ed Elisa Pelle, di 24, sono i nomi delle prime vittime del nuovo anno decedute nell’impatto all’altezza di Montauro, a pochi chilometri da Catanzaro, mentre il 2023 si era chiuso con un tragico bilancio di 22 morti. L’ultimo decesso, prima della tragedia sabato scorso, si era registrato nel pomeriggio del 31 dicembre nel territorio di Badolato. Numeri impressionanti che fanno capire quanto sia pericolosa la lingua d’asfalto che si snoda da Taranto a Reggio Calabria, per circa 400 km in Calabria, attraversando quattro province. I 3 miliardi messi a disposizione dal Governo nella scorsa legge di bilancio potrebbero iniziare a invertire la rotta, ma non sono sufficienti per rendere sicuro tutto il tracciato calabrese della SS106. Tra i tratti interessati dai lavori, per esempio, non c’è quello nel quale hanno perso la vita le quattro persone sabato scorso. Una strada molto pericolosa sulla quale si verificano spesso incidenti.
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