Se c’è una regione in cui più delle altre il “rebus” tra Roma e Bruxelles agita le acque, questa è la Calabria. E a decretarlo sono i numeri, se è vero che ad oggi le concessioni balneari tra il Pollino e lo Stretto raggiungono quota 1.488, record nazionale, per 614 km. Una valanga di autorizzazioni per strutture che danno lavoro a circa 15mila persone. E che innescano ogni anno un giro d’affari stimato in oltre mezzo miliardo di euro.
Madre di tutte le questioni è la direttiva europea Bolkenstein, che impone agli Stati membri dell’Ue di mettere a gara le concessioni, nel rispetto dei principi di trasparenza e concorrenza. Superata la scadenza dell’1 gennaio, l’Italia è già a rischio infrazione. Finora il governo è riuscito a “prendere tempo” sostenendo la necessità che le concessioni siano messe a gara sulla base della disponibilità della risorsa. E visto che la commissione appositamente istituita dal Mit non ha ancora completato il monitoraggio dell’intera costa italiana, si sarebbe profilata persino una proroga di altri sei mesi, mentre altre correnti di pensiero sarebbero per l’espletamento immediato delle gare, pur con delle clausole che possano tutelare gli attuali concessionari delle spiagge.
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