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La tragedia fantasma, 23 dicembre 1961: il deragliamento della Fiumarella e le altre verità

Non si può rimediare agli errori del passato, ma si può agire sul presente per proiettarsi su un futuro migliore. Parole pronunciate dal più grande studioso della tragedia della Fiumarella, il professor Giovanni Petronio, autore di due libri che hanno raccontato nel dettaglio cosa accadde in quel maledetto 23 dicembre del 1961. Ogni anno, da due lustri a questa parte, lo studioso di Decollatura – il territorio catanzarese che avvertirà maggiormente l’eco lunga del disastro, dopo aver seppellito 31 delle 71 vittime complessive – si prodiga insieme a un Comitato di ragazzi per far sì che sulla vicenda non si spengano mai i riflettori. Lo ha fatto anche quest’anno, al cospetto delle scuole, nel sessantaduesimo anniversario del disastro ferroviario. «Perché non si parla a sufficienza della Fiumarella nelle scuole? Perché il 23 dicembre non è un Giorno della memoria istituzionalizzato?», si domanda lo studioso. E se lo domandano in tanti. Così come si chiedono se, sulla più grave tragedia in termini di vittime da deragliamento della storia d’Italia, è stata raccontata tutta la verità. Se la condanna del macchinista Ciro Miceli (scontò sette anni di carcere, e poi venne riassunto) è sufficiente a spiegare cosa causò l’immane dramma del 61’.
Le “altre verità” della Fiumarella sono inevitabilmente legate alle condizioni di una tratta – la Cosenza-Catanzaro che, per troppi anni prima della tragedia, non era stata soggetta ai necessari interventi di manutenzione. O al famigerato gancio che ha “abbandonato” il traino comportando il deragliamento e la rovinosa caduta del rimorchio nel fondo della Fiumarella. Interrogativi, ipotesi, altre verità. Questioni che – appunto – sono legate al passato che, come tale, è immodificabile. Ma la storia è maestra di vita, da cui apprendere. E da utilizzare come base per costruire un qualcosa di diverso. Nel corso della cerimonia promossa dal Comitato guidato dal professor Petronio è intervenuto l’amministratore unico di Ferrovie della Calabria, Ernesto Ferraro: «Ci sono i fondi del PNRR che ci consentiranno di operare un robusto restyling della Cosenza-Catanzaro (280 milioni di euro: 210 per l’infrastruttura ferroviaria e i restanti per l’acquisto di materiale rotabile nuovo a idrogeno: ndr)».
La testimonianza del sopravvissuto. La vita scorre e cambia anche in base alle scelte che si compiono. Spesso anche involontariamente. È il caso di Eugenio Adamo, che in quella mattinata tragica salì sull’altra carrozza, quella che rimase sui binari, orfana del rimorchio. Era un ragazzino, ma la sua giovanissima età non gli impedì di scapicollarsi verso il treno che si era già trasformato in una gigantesca bara di ferro. «Non so come trovammo la forza, con alcuni degli altri passeggeri, di recarci sul posto. Svenni. Non dimenticherò mai gli istanti che precedettero il deragliamento: come se qualcuno ci desse una grossa spinta. Poi ci voltammo, e dietro di noi non c’era più il rimorchio».

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