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Terremoto nei Consorzi di Bonifica della Calabria: si dimette il commissario Fabio Borrello

Il commissario unico era stato nominato ad agosto. Determinante per la scelta una situazione problematica

Non c’è pace per i Consorzi di bonifica calabresi. Il commissario unico Fabio Borrello si è dimesso dall’incarico assunto soltanto ad agosto scorso. Il passo indietro è stato ufficialmente determinato da «motivi personali», ma non è difficile immaginare che dietro la decisione si celino motivazioni più importanti e le difficoltà incontrate nel lavoro di riordino dell’intero settore.
Borrello era stato nominato commissario straordinario lo scorso 21 agosto dal governatore Roberto Occhiuto e dall’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo «per gli ottimi risultati che ha prodotto nella gestione del Consorzio di bonifica di Catanzaro, per il quale negli scorsi mesi ha avviato un’incisiva azione di riorganizzazione».
«Sono animato da una netta convinzione - aveva sottolineato Occhiuto in quella circostanza - la nuova legge regionale per riorganizzare i Consorzi di bonifica, che pure è stata inizialmente criticata da alcuni addetti ai lavori, è una riforma che deve vedere gli agricoltori e le categorie protagonisti del rilancio dell’intero settore nella nostra Regione». Adesso l’inatteso passo indietro di Borrello su un comparto delicato come quello del Consorzio di bonifica regionale.
Recentemente l’ormai ex commissario era intervenuto dopo il caso dell’incarico da 40mila euro affidato a un legale del Foro di Roma per seguire dal punto di vista giuslavoristico il trasferimento dei dipendenti dei Consorzi nel nuovo organismo per assicurare che era intenzione sua e della Regione «proseguire in un’operazione-verità allo scopo di dare nuovo slancio all’attività dei Consorzi».
Dichiarazioni parse in linea con quanto annunciato dal governatore Roberto Occhiuto qualche mese fa ovvero di voler recuperare tutti i dati e consegnarli alle «Procure della Repubblica perché verifichino le attività dei disciolti Consorzi di bonifica che come gli altri enti della Regione servono a dare servizi ai cittadini, piuttosto che essere intesi da chi li governa come mucche da mungere».
«C’erano dirigenti che prendevano 180mila euro all’anno - furono le parole utilizzate da Occhiuto in una diretta social - con un costo per l’azienda di 243mila euro. Il costo dei dirigenti era molto più alto del costo dei dipendenti che però non venivano pagati. In Calabria spesso la pubblica amministrazione è stata zavorrata da questi comportamenti ed ecco perché riformarla è così difficile, perché ci sono grumi di potere che a volte in connessione con settori della politica impediscono che le riforme si facciano». C’è da augurarsi che il passo indietro di Borrello non determini la dispersione del lavoro compiuto finora. Entro il 31 dicembre 2023 va approvato lo Statuto del nuovo ente unico.

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