Il legno che compone la croce è quello della “Summer Love”, il Cristo crocifisso richiama le fattezze del Santissimo Crocifisso di frate Umile da Petralia adorato a Cutro. È col pensiero rivolto alle 94 vittime del naufragio di Steccato, ma soprattutto ai 35 minori morti il 26 febbraio nelle acque gelide dello Jonio, che Gerardo Sacco sta lavorando alla sua ultima opera. «Da quando i miei amici mi hanno portato sulla spiaggia di Steccato di Cutro – racconta il maestro orafo - ho un peso dentro, che riesco a rendere leggero solamente provando a creare qualcosa di liberatorio, attraverso l’arte. Tornavo da Venezia, dove avevo appena ricevuto il Leone d’oro alla carriera, ed il giorno prima era successa questa tragedia inenarrabile. Qualche giorno dopo ho chiesto ai miei amici Bruno Palermo e Vincenzo Montalcini di portarmi sul luogo del naufragio. Su quelle scarpette da tennis, su quei vestitini in spiaggia, ci ho lasciato il mio cuore».
Dispiacere, rabbia, dolore. Emozioni che già in quell’occasione Sacco aveva affidato ai social.
«I peluche e quelle scarpette, piccole piccole - aveva scritto -. Non riesco a togliermi dagli occhi queste immagini. Ho il cuore spezzato a pensare che scappavano dalla morte, e sono andate a morire. Ho voluto venire qui perché penso che la memoria collettiva sia importante. E vedere con i tuoi occhi i resti, i segni di quello che è accaduto è tutta un’altra cosa, ti lacera dentro. Quelle scarpette sono un colpo all’anima, mi fanno pensare alla corsa che spesso facciamo per regalare ai nostri piccoli le scarpe più belle e all’ultima moda, quando non troppo lontano c’è chi sogna solamente un po’ di pace. Quelle scarpette muovevano piccoli passi. Che oggi si sono fermati».
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