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Calabria, nessun ristoro erogato per il Covid: un “soccorso” alla sanità privata. Proposta di legge per aiutare le strutture in crisi

I ristori immaginati per mitigare le perdite economiche causate dall’emergenza pandemica in Calabria sono arrivati solo in minima parte a destinazione e così la Regione prova a correre ai ripari per recuperare i ritardi accumulati. In che modo? Attraverso una proposta di legge depositata in Consiglio - firmatari il presidente dell’Assemblea, Filippo Mancuso, il vicepresidente Pierluigi Caputo e il capogruppo di Forza Italia, Michele Comito - che riconosce ristori economici a tutti gli erogatori della sanità privata accreditata per gli anni 2020-2021-2022.
In particolare, attraverso la proposta di legge attesa già a breve nelle commissioni competenti di Palazzo Campanella per l’esame di merito, si autorizzano il dipartimento Salute della Regione e le rispettive Aziende sanitarie a corrispondere, entro il prossimo 31 dicembre, agli erogatori privati accreditati, per gli esercizi 2020, 2021 e 2022, previa verifica della relativa rendicontazione, i ristori relativi alla minore erogazione di prestazioni sanitarie dovuta alle limitazioni imposte dalle disposizioni nazionali e regionali, nella misura del 90 per cento del mancato fatturato rispetto al contratto sottoscritto per l’anno di riferimento, e un contributo una tantum - per ciascuno degli esercizi di riferimento (2020, 2021 e 2022) - a ristoro dei costi fissi comunque sostenuti dalla struttura privata accreditata e rendicontati dalla stessa organizzazione.

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