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“I-Can”, Interpol a caccia di latitanti. Nella rete già 43 affiliati alla 'ndrangheta

Visti i brillanti risultati prodotti, in particolare nell’ultimo triennio, in tema di cattura di latitanti e contrasto della criminalità organizzata mafiosa con particolare riferimento alle ramificazioni internazionali della ’ndrangheta, è destinato ad essere implementato e irrobustito. Parliamo del progetto “I-Can” (Interpol Cooperation Against ’Ndrangheta), ovverosia lo strumento di cooperazione internazionale tra le forze dell’ordine istituito nell’estate del 2020 su accordo del Dipartimento della pubblica sicurezza e del Segretariato generale dell’Interpol.
Allo stato, sono più di 40, tra cui boss di spessore e broker mondiali della cocaina, i latitanti italiani, comprese diverse “primule rosse” originarie della Locride, individuati e arrestati in ogni angolo del mondo. Numerose, articolate e di notevole spessore investigativo sono state pure le azioni e le operazioni di contrasto, in Europa e nel mondo, del “fenomeno ’ndrangheta” compiute dalle forze di polizia italiane.
A ribadire con forza, in questi ultimi giorni, la validità e soprattutto l’efficacia del progetto “I-Can”, sono stati i vertici italiani della Direzione investigativa antimafia nella loro ultima relazione, quella relativa al secondo semestre del 2022. «Il progetto – annota la Dia – oltre ad aver sviluppato una rete di vero e proprio contrasto del fenomeno criminale ha pure l’obiettivo di divulgare e condividere la conoscenza delle strutture mafiose e del modus operandi della ’ndrangheta, per individuare i capitali illeciti investiti nel territorio globale e localizzare e arrestare i latitanti affiliati all’organizzazione criminale calabrese. Per il perseguimento di questi obiettivi è stato costituito un hub alla Direzione centrale della Polizia criminale che coinvolge le forze di polizia, la Dia e la Direzione centrale dei servizi antidroga, e le attività del progetto sono geograficamente orientate, oltre che all’Italia, al territorio europeo, americano e australiano». Ma non è tutto. Secondo quanto evidenziato dalla Dia «oltre all’Italia, “I-Can” focalizza le attività in 13 Paesi ritenuti in prima linea nella lotta alla ’ndrangheta in Europa, nelle Americhe e nel Pacifico: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Uruguay. Nel corso del 2022, inoltre, a dimostrare il loro interesse al progetto sono stati pure la Croazia, i Paesi Bassi, il Regno Unito e il Principato di Monaco».

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