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Tirreno cosentino, stazioni ferroviarie verso un inesorabile declino

Da Campora San Giovanni a Paola e Scalea

Desolazione e abbandono. E un lento e inesorabile declino scandito dall’incedere del tempo. Le piccole stazioni ferroviarie adagiate sul litorale tirrenico del cosentino sono divenuti luoghi insidiosi e insicuri. Basta una disattenzione di pochi attimi - come è accaduto a Campora San Giovanni - per venire risucchiati da un treno che sfreccia a 150/160 chilometri orari.
L’incidente nella frazione di Amantea, nel quale ha perso la vita un ragazzo di 27 anni, riapre il dibattito su quelle stazioni che ormai da anni sono luoghi di nessuno. Non c’è più personale, spesso sporche e lasciate nell’abbandono. L’alta velocità le ha tagliate fuori e il trasporto regionale le ha relegate in stazioni di secondaria importanza dove sono pochi i convogli che vi fanno fermata. Sul litorale tirrenico trovare stazioni nel pieno delle loro funzionalità è ormai divenuta impresa difficile, se si fa eccezione a quella di Paola e Tortora-Praia. In molte non esistono più le biglietterie, non ci sono bar, né tantomeno luoghi di accoglienza per i passeggeri in attesa.
Certamente riaprire almeno d’estate le stazioni costiere sarebbe un buon viatico per il turismo e servirebbe peraltro a ridurre gli incidenti stradali lungo la statale 18 e la 107. Ci sono paesi difatti che sono stati lasciati fuori dal trasporto su rotaia. In particolare quelli posti a sud di Paola soffrono l’abbandono.

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