Cutro, il racconto dei pescatori testimoni: lo schianto del caicco sulla secca e le urla dei migranti
Prima la visione del caicco "Summer Love" che «si alzava e abbassava a causa della forza del mare»; poi «un forte rumore come se un legno si spezzasse»; e infine «le urla» che provenivano dalle persone che «si trovavano a bordo della barca». A parlare è Paolo, pescatore 20enne di origini bielorusse. Il giovane lo scorso 1 agosto ha raccontato ai carabinieri del Nucleo investigativo di Crotone gli ultimi istanti del natante naufragato lo scorso 26 febbraio davanti alla costa di Steccato di Cutro provocando la morte di almeno 94 migranti. La sera prima della tragedia del mare, Paolo si trovava con altri due pescatori sulla spiaggia cutrese dove avevano posizionato delle canne da pesca a riva. «Nel corso della nottata – ha dichiarato agli inquirenti - essendo stanco ed avendo sonno, mi addormentavo sulla spiaggia, vicino ad un piccolo fuoco che nel frattempo avevamo acceso». Dopodiché, la sveglia improvvisa dei suoi «amici» che gli indicano «la presenza di una barca che si stava avvicinando a riva». «Inizialmente - ha spiegato Paolo - pensavo trattarsi di un'imbarcazione da pesca, le cui reti avrebbero potuto ostacolare la nostra attrezzatura». Ma quel caicco che stava arrivando da Le Castella (Isola Capo Rizzuto) «girava verso il largo» senza però mettere «interamente la prua fuori». E ancora: «Notavo - ha proseguito il pescatore - che la barca si alzava e abbassava, ritengo a causa della forza del mare e poco dopo sentivo un forte rumore, come se un legno si spezzasse». E proprio «in quei frangenti e poco prima dello schianto» - ha continuato il testimone - ecco sentire le «urla» dai profughi che erano sull'imbarcazione insieme alle «segnalazioni provenire» dal natante, «forse si trattava delle luci dei cellulari». Poi un dettaglio importate: «Io sul capo - ha evidenziato il 20enne - indossavo una torcia che, anche se scarica, emetteva ancora un segnale luminoso che ritengo poteva essere notato dall'imbarcazione». Una versione dei fatti che confermerebbe la tesi della Procura di Crotone secondo la quale i presunti scafisti, temendo erroneamente di essere stati individuati dalle forze dell'ordine, avrebbero invertito la rotta al punto da portare la "Summer Love" ad impattare fatalmente contro una secca. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria