Le strade percorribili sono sostanzialmente due: una, evidentemente più gradita ai tirocinanti, è quella della contrattualizzazione; l’altra, che di contro pare quella più concretamente percorribile da parte della Regione, è quella di una nuova proroga. L’unica cosa certa, al netto delle dichiarazioni ufficiali, è che, ancora, dopo un decennio non ci sono certezze per il futuro lavorativo di circa 4mila persone che fanno parte del bacino calabrese dei Tirocini di inclusione sociale (Tis). Alle reazioni positive che avevano seguito l’approvazione degli emendamenti presentati nei mesi scorsi dalla deputazione calabrese, sia per la potenziale proroga che per l’assunzione, fa oggi da contraltare la delusione dei tirocinanti nel ritrovarsi, ancora una volta, di fronte a un problema di risorse finanziarie insufficienti a coprire non solo la loro assunzione presso gli enti locali – si parla di una riserva del 50% su concorsi pubblici, per la quale servirebbe uno stanziamento superiore ai 50 milioni di euro solo per garantire a tutti un contratto part-time a 18 ore – ma anche per l’ennesimo rinnovo annuale, per il quale servirebbero oltre 30 milioni. La copertura finanziaria assicurata dai rispettivi emendamenti ammonta infatti a solo 5 milioni di euro e, a conti fatti, basterebbero per la contrattualizzazione di non più di 250 persone oppure per la proroga di poco più di un mese. Per di più, in riferimento al percorso dell’assunzione, per il quale manca ancora il decreto attuativo della Funzione pubblica, si parla solo di quelli impiegati nei Comuni, con gli enti che dovrebbero garantire di poter “sostenere” i concorsi anche per il restante 50% di non tirocinanti. Resterebbero invece fuori tutti i tirocinanti in servizio – per esempio – nelle Asp, nelle Province, nelle Camere di commercio e presso privati che, allo stato attuale, la normativa non consente di assorbire.
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