Non è dato sapere se i risultati ampiamente negativi siano da addebitare completamente al rallentamento delle attività determinato dalla pandemia oppure da altri fattori. Di certo c’è che la situazione della Calabria sul versante della prevenzione sanitaria mette i brividi. Tutti gli indicatori sono in netto peggioramento. È quanto emerge da una recente analisi della Corte dei conti sui risultati del nuovo sistema di monitoraggio dei Lea relativi al 2021 che, va ricordato, è composto da tre indicatori principali: prevenzione, territorio e ospedale. Sono 7 le Regioni che hanno riportato un punteggio insufficiente in almeno una delle tre aree assistenziali del Sistema sanitario nazionale, di cui due (Valle d’Aosta e Calabria) in tutte e tre le aree, una (Sardegna) in due, e quattro solo in una (Provincia autonoma di Bolzano, Molise, Campania, Sicilia). Le maggiori criticità evidenziate nello studio riguardano, secondo la relazione della Corte dei conti, per l’area prevenzione, il basso tasso di adesione agli screening per le principali patologie tumorali. In una delle tabelle contenute all’interno del report redatto dalla magistratura contabile emerge addirittura per la Calabria una quota “0” per l’indicatore degli screening totali. «Resta da capire – scrive la Corte dei conti - se ciò sia dovuto ad una insufficiente domanda, da parte degli utenti, del servizio, se dipenda da carenze organizzative dal lato dell’offerta dello stesso, o se sia un “mix” di entrambi i fattori. La pandemia - segnala sempre la Corte - ha comunque aggravato il dato di fondo: nel 2019, erano insufficienti sette Regioni, (tutto il Mezzogiorno ad eccezione dell’Abruzzo), nel 2020 incrementano a tredici (tutto il Mezzogiorno, cui si aggiungono Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria e Lazio), delle quali, nel 2021, solo quattro, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Basilicata, riottengono un punteggio positivo». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria