La Calabria si muove su un sentiero insidioso a causa di una economia da cortile che resta impregnata di negatività. Increspature che continuano a scuotere dalle fondamenta i fragili equilibri sociali ed occupazionali. Persino l’industria delle vacanze ha dovuto fare i conti con inflazione e costo del denaro, fattori che hanno ridimensionato le stime di maggio. Previsioni di una estate d’oro che sono state subito inghiottite dalla bolla climatica di giugno. Uno scenario sotto tono che si è risollevato durante un luglio in chiaroscuro. E così, la filiera s’è dovuta affidare, inevitabilmente, al solito mese d’agosto, quello che per tradizione è santificato alle vacanze, con sold out in alberghi e case e caos sulle strade. Quasi tutte le associazioni di categoria hanno previsto una lieve crescita rispetto al 2022 che si era chiuso con poco più di 7 milioni di presenze e 1,2 milioni di arrivi. Sarà, comunque, difficile toccare quei dieci milioni in termine di presenze che auspicava il presidente regionale di Confesercenti, Vincenzo Farina.
In mezzo a un tentativo generale di rimonta dell’intero Mezzogiorno, la Calabria continua a mostrare segnali di sofferenza nel dato del Pil. Secondo la Cgia, infatti, il Sud, al termine del 2023 sarà in grado di crescere quattro volte più di Francia e Germania messe assieme, generando una sorta di rivincita degli ultimi. Ma il passo della Calabria non è ancora adeguato. La regione è in affanno e non è riuscita a recuperare il crollo del Pil registrato nel 2020 con l’inizio della pandemia.
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