Calabria

Sabato 23 Novembre 2024

Calabria Verde diventa “privata”: un cambio di status tra le incognite

Destino incerto per Calabria Verde, la grande azienda nata 10 anni fa sulle ceneri dell’Afor e delle Comunità Montane. Già, perché nelle intenzioni della Giunta regionale c’è quella di trasformare la natura giuridica dell’organismo: da ente pubblico non economico a ente pubblico economico. In buona sostanza, con il “sì” al cambio, Calabria Verde, che oggi conta complessivamente oltre 3.700 dipendenti tra forestali, amministrativi e sorveglianti idraulici, sarebbe sottoposta alle regole del diritto privato, continuando a svolgere servizi tipici delle attività di interesse pubblico, come lo scambio di beni e servizi, ma in un regime concorrenziale con le altre imprese operanti sul territorio. L’operazione è stata in qualche modo avviata e la conferma arrivata da un recente decreto varato dalla Cittadella attraverso il quale si autorizza una spesa di 130mila euro destinata ad attività di consulenza per supportare tale scelta. Tuttavia, la prospettiva incontra la contrarietà dei sindacati. La Cgil, per esempio, afferma che «trasformare una pubblica amministrazione, un ente pubblico non economico in un ente pubblico economico produrrebbe una riduzione del livello dei diritti e delle tutele dei lavoratori, esponendo l’ente (che nell’intenzione della Giunta regionale si dovrebbe trasformare), anche a gravi rischi giudiziari per effetto delle sicure azioni di tutela che saranno poste in essere dai dipendenti attualmente in servizio». Oggi Calabria Verde risente di gravi difficoltà finanziarie ed ha difficoltà anche ad assicurare le risorse necessarie per il pagamento degli stipendi degli operai forestali. Altra situazione si riscontra nel comparto pubblico che invece non ha difficoltà di ordine finanziario, proprio per effetto del trasferimento delle risorse rinvenienti dalla legge fondo per la montagna, in precedenza erogato a favore delle Comunità montane ed ora in dote a Calabria Verde ed alle Unioni dei Comuni. «Non si capisce per quali ragioni - attaccano i responsabili di Fp Cgil, Filt Cgil e Flai Cgil - si vuole ridurre il livello dei diritti dei lavoratori, non tenendo in conto che le procedure, gli appalti e le altre attività da svolgere in azienda sono esattamente riconducibili a quelle attualmente in essere: stesso codice degli appalti, stesse norme di contabilità ed altro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

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