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Riforma dei Consorzi di bonifica in Calabria: senza il “sì” a rischio la legislatura

Occhiuto insiste sull’intenzione di voler porre la questione di fiducia. Se la legge non passasse presidente e Consiglio tornerebbero a casa

La riforma dei Consorzi dei bonifica è ormai definita. Alla Cittadella, anche negli ultimi giorni, si sono susseguite riunioni per mettere a punto i dettagli di un provvedimento che finora ha creato più di una tensione tra i diretti interessati e all’interno della stessa maggioranza di centrodestra. Non è un caso che il governatore Roberto Occhiuto vada ripetendo ai suoi interlocutori che è sua intenzione porre la questione di fiducia sulla legge. Senza il “sì” dell’aula di Palazzo Campanella, non solo il presidente della Giunta sarebbe costretto a dimettersi ma scorrerebbero i titoli di coda anche sulla legislatura iniziata meno di due anni fa.
Il modello immaginato da Occhiuto, dall’assessore Gianluca Gallo e dai vertici del dipartimento Agricoltura ruota tutto intorno al superamento degli attuali 11 Consorzi e alla contestuale creazione di un solo ente, articolato sempre in 11 comprensori corrispondenti ai territori degli attuali Consorzi che vengono contestualmente soppressi e messi in liquidazione. Il personale a tempo indeterminato in servizio, alla data di entrata in vigore della riforma, transiterà nella nuova realtà.

Il nuovo Consorzio unico

Quanto alle funzioni del Consorzio unico, fermo restando il coordinamento unitario delle attività a livello centrale, quest’ultimo dovrebbe assicurare e gestire i servizi in condizioni di prossimità con l’utenza attraverso la creazione di uffici e sportelli decentrati. Il sistema elettorale, almeno teoricamente, è stato pensato per garantire anche la rappresentanza delle varie aree della Calabria con la individuazione di tre collegi elettorali, nord, centro e sud, corrispondenti alla provincia di Cosenza, alle province di Catanzaro e Crotone e alla Città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo.

Le note “dolenti”

Uno dei grandi interrogativi della riforma è legato all’esiguità delle risorse finanziarie con cui dovrà fare i conti il nuovo Consorzio unico, dal momento che gli attuali enti da anni non riescono a incassare i ruoli se non in misura ridotta, meno del 50 per cento: da qui nascono i disavanzi e i debiti che ingessano i bilanci. Altro problema irrisolto è quello dei rapporti di “dare-avere” tra Regione e Consorzi. La Cittadella reclama circa 170 milioni, gli enti consortili si oppongono dichiarandosi creditori di almeno 60 milioni. Intanto è tutto bloccato e la relazione del gruppo di lavoro che ha attestato il credito regionale è ferma in un cassetto con il rischio prescrizione.

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