Per risolvere dei «problemi burocratici», e far entrare in azione le ruspe su una spiaggia del Vibonese, Assunto Megna avrebbe potuto contare su contatti interni agli uffici sia del Comune di Joppolo che della Diocesi di Mileto. E se qualcuno avesse tramutato delle lamentele sulla regolarità dei lavori in denunce vere e proprie, avrebbe rischiato di essere fatto «sparire». È inquietante l’episodio fatto confluire dai pm della Dda di Catanzaro nelle carte dell’inchiesta “Imperium” che ha coinvolto le «facce pulite» attraverso cui il clan Mancuso avrebbe perpetrato il proprio controllo su alcune strutture turistiche della “Costa degli dei”.
Megna, padre del pentito Pasquale e definito «uomo dei mondi» per la sua rete internazionale di contatti, avrebbe svolto secondo l’accusa proprio questo ruolo e, stando a quanto emerge dall’inchiesta, agli inquirenti appare «verosimile» che abbia avanzato una proposta di acquisto o di affitto di un terreno adiacente all’hotel Cliffs – una delle strutture che, come il Sayonara, è al centro dell’inchiesta – da utilizzare «per realizzare qualche servizio annesso, verosimilmente una spiaggia» per i clienti dell’albergo. Gli investigatori monitorano i contatti di Megna con un geometra (non indagato) incaricato di curare le formalità per la concessione dell’area per conto dell’Istituto Diocesano. D’altronde lo stesso terreno su cui sorge l’hotel Cliffs – annotano i sostituti Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli – è stato «di proprietà dell’ente ecclesiastico» fino all’ottobre del 1999 «per poi essere acquisito dal Comune di Joppolo.
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