Un’operazione ampia nei numeri del personale e delle risorse impiegate, condotta congiuntamente da Polizia di Stato e carabinieri, con il coinvolgimento del reparto Cacciatori di Calabria, e coordinata dalla Dda di Catanzaro è quella che, nella mattinata odierna, ha portato all’emissione di 68 ordinanze di custodia cautelare (di cui 39 in carcere, 24 agli arresti domiciliari e 5 con obbligo della firma) nei confronti di altrettante persone indiziate di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso finalizzata principalmente all’estorsione e al traffico di sostanze stupefacenti nella zona di Cassano allo Ionio, nella Sibaritide. Ad illustrare in un’ampia conferenza stampa i dettagli dell’operazione sono stati il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, il suo aggiunto Vincenzo Capomolla, il colonnello dei Carabinieri, Saverio Spoto, comandante provinciale dell’Arma di Cosenza, il tenente colonnello Dario Pini, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Cosenza, Gabriele Presti, dirigente della squadra mobile di Cosenza, e Maurizio Misciocia, vicequestore aggiunto e direttore dello Sco di Catanzaro. A dare avvio all’indagine, l’attività rivolta a individuare e catturare Luigi Abbruzzese, resosi latitante dal 2015 al 2018. «La provincia di Cosenza è un territorio sterminato, per estensione è la seconda più vasta d’Italia: sbagliando, si è sempre sottovalutato il contesto criminale in quella zona, si è sempre pensato che non ci fosse criminalità organizzata. Non è assolutamente così, ne siamo perfettamente consapevoli: il risultato importantissimo di oggi che ne dà prova. È un territorio molto produttivo sul piano agricolo, con culture pregiate, con un’imprenditoria capace che riesce ad essere competitiva anche all’estero. Per questo ho insistito come un disco rotto sull’esigenza di avere uomini e mezzi per quel territorio: oggi abbiamo questa sintesi importante che ci permette di iniziare a parlare di mafia della Sibaritide. Ferma restando sempre la presunzione d’innocenza, infatti, parliamo di soggetti il cui modus operandi è tipico della ‘Ndrangheta hanno controllato, vessato, estorto imprenditori del settore agricolo e di quello turistico. Con questa indagine ci siamo trovati davanti a una mafia strutturata, potente che è riuscita a tenere sotto scacco un territorio vastissimo», ha spiegato Gratteri nel presentare alla stampa l’operazione “Athena”. Tra gli elementi emersi nel corso della conferenza stampa, il reimpiego da parte della presunta cellula ‘ndranghetistica dei proventi dell’attività illecita in attività economiche nel settore turistico, in quello agricolo e nel commercio al dettaglio. Tra società e beni mobili posti sotto sequestro preventivo, il valore complessivo si aggira attorno ai 5mln di euro. Nel corso delle perquisizioni ad opera sia dei Carabinieri che della Polizia sono stati rinvenuti circa 200mila euro in contanti. «Il contesto imprenditoriale dell’area era letteralmente soggiogato - ha concluso Capomolla -. I destinatari delle richieste estorsive erano soggiogati da un’organizzazione che intimidiva senza minacciare, semplicemente presentandosi. Un’organizzazione che otteneva senza chiedere. Soltanto in alcuni passaggi ci sono state indicazioni, non esaustive, e solo grazie alle attività di intercettazione si è stati in grado di superare questa resistenza delle persone offese».