Liste d’attesa lunghe anni, dati effettivi che non corrispondono alle statistiche ufficiali e, nella maggior parte dei casi sono vecchi o assenti, scarti fra i tempi previsti per le prestazioni sanitarie e i ricoveri e le simulazioni dei Cup, soldi spesi solo in minima parte, il ricorso all’ospedalità privata o extraregionale solo da parte di chi può permetterselo, come se il diritto alla salute fosse acquisito «per censo» mentre circa il 40% dei calabresi ne è, di fatto, escluso.
È uno dei grandi «buchi neri» della sanità regionale che la Federconsumatori e la Cgil si propongono di cancellare. «La campagna al via venerdì 30 giugno è una grande operazione di trasparenza e punta a fotografare costantemente le liste d’attesa per le prestazioni sanitarie. Nella nostra regione non c’è un osservatorio che le monitori, molte Aziende sanitarie e ospedaliere, come l’Asp di Cosenza, non rendono pubblici i dati o, se lo fanno, mostrano dati vecchi», spiega Mimma Iannello, presidente di Federconsumatori Calabria illustrando analisi e obiettivi della ricerca eseguita dal sindacato. Al suo fianco, il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato.
I ritardi sono mostruosi: fino a 750 giorni all’Asp di Crotone, più di 600 giorni per alcuni esami nell’Asp di Vibo, la discrepanza evidente fra quanto dovrebbe aspettare un cittadino (52 giorni) contro quanto è realmente costretto (otto mesi) all’Asp di Catanzaro, appena il 13% della quota di recupero raggiunta, praticamente una goccia nel mare.
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