Il filo è sempre sottile, sospeso. Pronto a spezzarsi, come quelle vite che a quel filo sono appese. Sono 4.066 uomini e donne. Padri di famiglia, giovani e meno giovani. Precariato, che precariato non è. Figli di una politica che ha fallito. Una politica che, oggi, però sta cercando di invertire la rotta.
Ma i problemi sono sempre gli stessi quando si parla di Tirocini di inclusione sociale. La copertura economica, i tempi, le modalità e, soprattutto, le scadenze. Perché è di nuovo giunto al termine il contratto per i Tis. L’ultima proroga, l’ultima speranza a cui aggrapparsi. Da ottobre, infatti, inizieranno a concludersi i percorsi. Certo, oggi la novità è quella che passa dall’emendamento approvato, convertito in legge e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Il primo passo in avanti, dopo anni di attese. Considerato che la beffa dei tirocini è stata sempre la stessa: una formazione... continua che da lustri vede questo personale – ex lavoratori della mobilità in deroga – lavorare negli Enti pubblici. Ora, si guarda avanti. Ma se una luce c’è, restano anche tante ombre. Quelle che passano appunto attraverso il testo approvato «si prevede – spiega Giovanna Mercurio, una tra i tirocinanti che da anni segue la vertenza partecipando ai tavoli – la possibilità per i Comuni di contrattualizzare oltre ai limiti imposti dal Piano di fabbisogno, quindi in sovrannumero». Questo sarà possibile, quindi, attraverso i progetti nell’ambito del Pnrr, del dissesto idrogeologico, dell’accoglienza dei migranti. C’è sempre un ma, però, ed è legato alla copertura economica.
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