Pugno duro dell’Arcidiocesi dopo il caso della processione di San Cataldo, bloccata dai carabinieri e deviata, prima che il corteo si fermasse al “banchetto” allestito dai familiari di una persona arrestata nella recente operazione antindrangheta “Ultimo atto”. La gestione, ritenuta improvvida, della processione non è passata infatti senza conseguenze per don Matteo Giacobbe al quale in pratica viene imputata la mancata applicazione delle disposizioni della Chiesa locale. Il sacerdote cinquantenne, è stato destituito dalla Curia arcivescovile dall’incarico di Parroco di Cirò. La decisione è stata adottata dall’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Angelo Raffaele Panzetta che in seguito alla vicenda piuttosto imbarazzante per la Curia, aveva, subito, chiesto le sue dimissioni ed istituito un’inchiesta interna. La notizia della rimozione di don Matteo era trapelata nel paese collinare ma ha trovato conferma domenica nelle parole dallo stesso sacerdote durante le funzioni per il Corpus Domini. Don Matteo ha comunicato che resterà, «a svolgere le funzioni di parroco fino alla fine del mese». «Poi – ha annunciato – sarò solo un sacerdote», precisando che resterà a Cirò per insegnare a scuola e stare accanto a suo padre. Il provvedimento era stato anticipato dal divieto della Diocesi di nuove processione nel centro collinare, fatta eccezione per quella del Corpus domini, che effettivamente si è svolta domenica scorsa, mentre è saltata quella per S. Rita. Il rinvio delle determinazione a fine giugno trova la sua spiegazione nella volontà di far completare ai catechisti la preparazione per ricevere la prima comunione il 25 giugno. Possibile sostituto di Don Matteo potrebbe essere il parroco della Chiesa di S. Antonio di Cirò Marina, Padre Peppe Pane, che ha già retto la parrocchia di Cirò. Don Matteo Giacobbe era stato nominato parroco a Cirò nel 2017, dopo aver esercitato il sacerdozio a Cirò Marina, Umbriatico, Carfizzi, Crucoli. Per quanto, nella processione di San Cataldo, il 9 maggio, non ci sarebbe stato nessun retropensiero malevole nell’allestimento dei banchetti finiti sotto accusa, al sacerdote è stata addebitata una certa superficialità nel non rispettarele disposizioni della Curia per evitare l’accettazione di offerte, inchine e altre forme di connivenza con ambienti criminali. Per ovviare quindi anche solo fraintendimenti e il rischio di tali situazioni - in ragione delle quali, i carabinieri sono intervenuti impedendo la sosta della statua di San Cataldo su due banchetti allestiti da famiglie con congiunti implicati nell’operazione antindrangheta “Stige” - la Parrocchia avrebbe dovuto comunicare con un avviso pubblico o in maniera discreta alle famiglie inserite nella black list, che, stavolta, le normative sarebbero state più stringenti. Oltre a togliere dall’ imbarazzo gli incolpevoli portantini costretti a voltare le spalle a compaesani rimasti sotto la pioggia in attesa del Santo.
Nessuna rimozione: il parroco si è dimesso
Dall’avvocato Elisa Giacobbe riceviamo e pubblichiamo: «L’articolo pubblicato in data 13 giugno 2023 sul giornale da Lei diretto dal titolo “Cirò, non rispettati i divieti sugli inchini Rimosso il Parroco”, è falso e lesivo della dignità di don Matteo Giacobbe in quanto riporta fatti che non corrispondono a verità. Fatti che sarebbero stati superati se aveste utilizzato la diligenza nella verifica delle fonti a Voi imposta per legge. Il Parroco, Don Matteo Giacobbe, che rappresento in qualità di legale, precisa a titolo di rettifica, che non sussiste alcuna rimozione per le motivazioni citate, bensì trattasi di dimissioni volontarie che lo stesso ha rassegnato dall’ufficio ecclesiastico di Parroco delle due Parrocchie “Santa Maria De Plateis” e “San Menna Martire” in Cirò. Dimissioni accettate successivamente dall’Arcivescovo di Crotone – Santa Severina, Angelo Raffaele Panzetta. Dunque, parimenti falsa risulta essere la ricostruzione dei fatti inerenti la posizione dell’Arcivescovo, che si ribadisce, mai ha imposto a Don Matteo Giacobbe di rassegnare le proprie dimissioni. Quindi nessuna destituzione è stata posta in essere e, ritenendo la predetta notizia lesiva e diffamatoria, sarà mia cura, in qualità di legale di Don Matteo Giacobbe, avendone ricevuto incarico, sottoporre la questione alla Magistratura sia civile che penale per tutelare l’onorabilità, il decoro e la moralità di Don Matteo Giacobbe. Per tali motivi, La invito, ai sensi dell’art. 8 della legge 8 febbraio 1948 n. 47, a provvedere immediatamente alla pubblicazione di quanto sopra con il dovuto rilievo».