Le fibre più complesse della sanità calabrese sono la trama di un tessuto coriaceo e minaccioso che si ritrova tra le macerie di troppi anni di sprechi e di scandali. La misura dell’attuale capacità di risposta ai bisogni dei cittadini è quella che riflettono i servizi assistenziali perennemente in affanno. Dentro si consumano storie di gente, di uomini e di donne che si ammalano, che guariscono, che fuggono lontano da questa terra per cure ed esami. Trame di questa nostra umanità che s’intrecciano, inevitabilmente, con le difficoltà di un sistema salute devastato da un commissariamento senza fine. Le ansie si rovesciano come una macchia nera sulla linea del tempo. Servono medici, innanzitutto. Ne occorrono 2.163 in tutta la Calabria per riportare in produzione tutte le strutture assistenziali. E proprio la mancanza di “camici bianchi” resta chiaramente l’elemento centrale all’interno della narrazione quotidiana che ha trasformato gli ospedali calabresi in un accumulo di scorie, nei margini, nelle forme, nella semantica. Davanti allo scoglio di una burocrazia complessa, il governatore Roberto Occhiuto ha provato a rimediare utilizzando la scorciatoia dell’accordo con i medici cubani che prevede l’assunzione di 497 “camici bianchi” in leasing per due anni. Un’operazione da circa 60 milioni di euro nel biennio, somma che comprende i principali benefit assicurati ai sanitari (luce, gas, telefono, aria condizionata e un paio di voli di andata e ritorno in patria). Un tentativo di riempire lo scarno granaio del personale in attesa di poter reclutare risorse calabresi come chiedono ordini professionali, politici e sindacati. E dopo i 50 arrivati il 29 dicembre del 2022 e già protagonisti nelle strutture sanitarie del Reggino, sono in arrivo altri 126 professionisti da Cuba: sono attesi tra giovedì e venerdì a Cosenza. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria