Un’unica stella a brillare mercoledì sera nel cielo sopra la casa in cui erano riunite le sue amiche, che Denise chiamava stelline, con le quali si era tatuata una stella, mentre invece ieri mattina tra le nuvole, sopra al plesso del Liceo linguistico frequentato dalla ragazza, uno scorcio di cielo sereno a forma di cuore: un angelo di nome Denise volato in cielo troppo presto, anche da lassù, pare non dimenticare le sue amiche e la sua scuola. Nonostante lo shock ed il dolore immenso a ricordare l’amica e quelle terribili ore sul fiume Lao, ieri ha accettato di incontrarci una delle 33 ragazze del quinto Liceo “Rechichi” (7 invece erano i maschi) che martedì faceva parte della comitiva impegnata lungo i 14 km di percorso in rafting. In realtà alla fine sono riusciti a percorrere solo 4 km. «Inizialmente c’era bel tempo – ci dice la studentessa che ci ha chiesto di garantirle l’anonimato – eravamo in 6 sul gommone, cinque di noi più la guida. Tutto ad un tratto, quando già eravamo entrati nei canyon, si è alzato il vento, la corrente è divenuta molto forte e l’acqua da limpida che era è diventata torbida, non si vedeva nulla, e poi tuoni e una leggera pioggia. Le guide ci hanno allora detto di fare più attenzione a quello che dicevano. Noi, con il nostro gommone, ad un tratto siamo rimasti incastrati tra un tronco e una roccia, a quel punto un altro gommone sopraggiunto da dietro è passato sotto di noi, gli occupanti sono caduti in acqua, ma per fortuna siamo riusciti a prenderli e a farli salire sul nostro gommone». La ragazza – nell’assicurarci che entrambi i suoi genitori hanno firmato prima della partenza per la gita la liberatoria per l’escursione in rafting – ha ricordato che dalle guide hanno ricevuto tutto l’equipaggiamento necessario, imbracature comprese, e anche le spiegazioni per come comportarsi sia lungo il percorso sia in caso di caduta in acqua. Dalla stessa ragazza però apprendiamo che a Denise, visto che era fragile e mingherlina, il casco giallo d’adulto fornitole andava grande, così come pure il giubbotto salvagente. Inoltre pare, secondo alcune testimonianze tutte da verificare, che la giovane sia caduta per ben 3 volte dal gommone; per due volte recuperata, l’ultima invece sarebbe caduta in acqua dal lato sinistro a faccia in giù, cioè dal lato opposto rispetto agli altri occupanti il natante caduti tutti dal lato destro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria