Oltre a carpire informazioni riservate attraverso alcuni agganci nelle caserme e nei Tribunali – come rivelato ieri dalla Gazzetta del Sud – i clan del Vibonese avrebbero dimostrato la loro «capacità di infiltrazione nelle istituzioni» anche in alcuni episodi avvenuti fino a poche settimane prima che scattasse la recente operazione “Maestrale-Carthago”. Uno di questi risale al periodo tra marzo e aprile di quest’anno e secondo la Dda di Catanzaro – a firmare l’inchiesta sono i sostituti Antonio de Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli, guidati dal procuratore Nicola Gratteri – andrebbe ad aggiungere ulteriore «concretezza» agli elementi raccolti nel capitolo investigativo dedicato alla «fuga di notizie». A marzo il personale del Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo ha notificato a una dirigente del Comune capoluogo (non coinvolta nell’indagine) un ordine di esibizione e acquisizione di documentazione emesso dalla Procura antimafia per approfondire alcune risultanze investigative.
Si trattava, in particolare, di documenti riguardanti una cooperativa sociale che si occupava di accoglienza di migranti la cui presidente, Azzurra Joan Pelaggi, risulta tra gli indagati a piede libero nell’ambito di “Maestrale-Carthago” per una presunta truffa su fondi pubblici aggravata dalle finalità mafiose.
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