Opere inutili, mastodontiche cattedrali mangiasoldi elevate nel cuore dell’Alta Calabria. Dighe, snodi ferroviari, ospedali, strade e, persino, un carcere. In tempi di crisi non fa male ricordare quanto denaro pubblico sia stato sperperato in costose e spericolate operazioni di facciata. Per scoprirlo basta partire (il verbo è opportuno) da una stazione... senza treni. Già, quella del capoluogo. Il plesso di Vagliolise, costruito con criteri architettonici d’avanguardia e dispendio di denaro pubblico, avrebbe dovuto rappresentare una piccola “stazione Termini” alle falde della Sila. L’idea era di dotare Cosenza e la sua provincia di un importante centro di snodo per le comunicazioni su linea ferrata. Di fatto, Vagliolise è rimasta un sogno nel cassetto. I collegamenti non sono mai stati adeguati e, con l’andar del tempo, si sono via via sempre più assottigliati. Oggi la stazione della città capoluogo è un monumento al nulla: il posto di polizia è stato chiuso, il bar è stato soppresso, l’edicola non c’è più, il parcheggio sotterraneo è diventato il rifugio dei senzatetto, gli esercizi commerciali che vi erano stati aperti sono ormai in gran parte inattivi e il numero dei passeggeri è sceso parallelamente all’abolizione delle corse dei treni. In una parola: un disastro. Tuona il sindaco della città, Franz Caruso: «È fondamentale potenziarla, ridarle ruolo e significato, unirla al progetto dell’alta velocità che va sviluppandosi. È indispensabile considerato pure lo sviluppo che quell’area del capoluogo bruzio avrà con il nuovo ospedale. Occorre pure incentivare i collegamenti con gli altri centri della provincia. Vagliolise deve diventare uno snodo determinante per l’intero Cosentino». Come dargli torto?
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