Sono «numerose e rilevanti» le «criticità» emerse dal controllo che la Corte dei conti ha effettuato sui progetti destinati a “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico” per cui il Pnrr prevede uno stanziamento di ben 2 miliardi di euro. La delibera che il Collegio del controllo concomitante dell’organo della magistratura contabile ha pubblicato nei giorni scorsi individua diversi aspetti e, in generale, rileva come «l’investimento risenta di notevole incertezza nella concreta definizione degli obiettivi». Si parla di «errori compiuti in sede di programmazione» e vengono espresse perplessità sul fatto che il Mit ipotizzi «ulteriori semplificazioni e commissariamenti, come via necessaria per attuare l’investimento, trascurando che queste misure dovrebbero costituire la extrema ratio piuttosto che un rimedio fisiologico».
Di certo non si tratta di rilievi rassicuranti per una regione come la Calabria che è ancora in forte ritardo rispetto all’entrata a pieno regime del Servizio idrico integrato - non si è ancora conclusa la battaglia legale tra alcuni Comuni e l’ente di governo d’ambito Arrical - e che, a fronte dei nuovi allarmi siccità e della disponibilità di fonti di approvvigionamento, fa riscontrare perdite idriche che in alcuni territori sfiorano o superano il 60%. Il bando del Pnrr pensato proprio per mettere mano agli acquedotti colabrodo è stato, com’è noto, “bucato” in una prima tranche per un errore burocratico dell’ex Aic e mancato nella seconda perché il progetto presentato- 32,8 milioni di euro per i Comuni della fascia 6-10mila abitanti - è stato inserito dal Mit tra le domande «ammesse ma non finanziate per carenza di fondi».
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