Durante la pandemia la spesa sociale dei Comuni italiani è ovviamente cambiata, in Calabria però anche nel 2020 la quota di soldi pubblici destinata a questi servizi è rimasta di gran lunga la più bassa d’Italia. I dati più recenti, riferiti proprio all’anno del lockdown, sono desumibili dal report pubblicato nei giorni scorsi dall’Istat. In tutta Italia si è registrato un picco di fondi destinati al contrasto alla povertà perché, a causa dell’emergenza e della conseguente crisi sociale ed economica, i Comuni hanno dovuto affrontare un anomalo incremento dei bisogni assistenziali. Se però si guarda al dato complessivo della spesa pro-capite che in ogni regione è stata destinata al welfare territoriale emerge come quello calabrese, con 28 euro ad abitante, sia il valore più basso d’Italia. Per avere una misura del divario di welfare basta raffrontare i dati della Calabria con quelli del resto del Meridione e dell’intero Paese: al Sud la spesa pro-capite per i servizi sociali è di 66 euro (più del doppio di quella calabrese), che è a sua volta la metà della media nazionale (132 euro) e poco più di un terzo di quella del Nord-est (184 euro). In particolare nel 2020 a livello nazionale è aumentata del 72,9% (da 555 a 959 milioni) la spesa per il contrasto alla povertà (dal 7,4% al 12,2% della spesa complessiva) e una forte crescita si è registrata per i contributi a sostegno del reddito (377.000 beneficiari) e i buoni spesa (743mila i beneficiari, erano 21.500 nel 2019). Ma in Calabria il valore assoluto della spesa sociale si è fermato a 53.277.959 euro, ovvero lo 0,7% di quella nazionale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria