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Raccolta firme contro l’Autonomia, In Calabria si prepara una riforma alternativa

Il disegno di legge d’iniziativa popolare promosso dal costituzionalista Villone. Con 50mila sottoscrizioni il Senato dovrà esaminare il testo. Allo Stato rimarrebbero materie come sanità, scuola e lavoro

L'aula del Senato durante l'esame sullo scostamento di bilancio nell'aula del Senato, Roma, 20 gennaio 2021. ANSA/ETTORE FERRARI

Approderà anche in Calabria il tour promosso dai fautori del progetto di legge d’iniziativa popolare - primo firmatario il costituzionalista Massimo Villone - che mira a modificare gli articoli 116 e 117 della Costituzione. Fuori dai tecnicismi, si tratta di un’azione mirata ad arginare gli effetti della riforma dell’Autonomia differenziata approvata dal governo Meloni e ora approdata all’esame del Parlamento.
Nel merito, la legge d’iniziativa popolare punta a correggere i punti deboli prima evidenziati nell’impianto degli articoli 116 (comma 3) e 117, togliendo così il fondamento normativo alle scelte perseguite dal ministro Calderoli. Quanto all’art. 116 (comma 3), viene cancellata la natura pattizia, causa della potenziale irreversibilità dell’autonomia una volta concessa, recuperando una opportuna flessibilità. «Viene altresì sottolineata la connessione - sottolineano i promotori - a specificità proprie del territorio, per evitare la bulimia di competenze che nulla hanno a che fare con la regione richiedente, e viene introdotta la possibilità di referendum nazionali sia approvativi nel momento della concessione dell’autonomia che successivamente abrogativi». Nell’articolo 117 vengono spostate dalla potestà legislativa concorrente a quella statale esclusiva le materie strategiche per il sistema-paese, l’unità e l’eguaglianza nei diritti, dalla scuola e università alla tutela della salute e al Ssn, al coordinamento della finanza pubblica, al lavoro, alla previdenza, alle professioni, all’energia, alle grandi reti di trasporto e navigazione, ai porti e aeroporti di rilievo nazionale e interregionale. I Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) vengono ridefiniti come livelli “uniformi”. Infine, si introduce una clausola di supremazia riferita all’unità giuridica ed economica della Repubblica e all’interesse nazionale.

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