Ci sarà un processo d’appello per il caso dei fondi pubblici concessi al festival di Spoleto del 2018. La Procura di Catanzaro ha infatti deciso di impugnare la sentenza con cui nel novembre del 2022 i giudici del Tribunale di Catanzaro hanno assolto l’ex presidente della Giunta regionale Mario Oliverio, l’allora deputato Ferdinando Aiello (entrambi difesi dall’avvocato Vincenzo Belvedere) e l’imprenditore Mario Lucchetti presidente del cda della società Hdrà attiva nel settore dell’organizzazione di eventi. Tutti accusati di peculato.
La Procura, rappresentata dalla pm Graziella Viscomi, durante il processo di primo grado aveva chiesto la condanna dei tre imputati chiedendo una pena di 4 anni di reclusione per l’ex governatore e 2 anni e 8 mesi per Aiello e Lucchetti. Di parere opposto i giudici che hanno emesso sentenza assolutoria per tutti.
Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura con i quasi 100mila euro stanziati dalla Regione sarebbe stato pagato uno spot di due minuti sulla Calabria «senza possibilità di riproduzione televisiva» e un’intervista rilasciata da Oliverio a Paolo Mieli limitata «alla trattazione di temi di carattere politico generale, senza alcun tipo di riferimento agli scopi promozionali della Regione Calabria» e con «finalità privatistiche di promozione politica». Quei soldi, hanno sostenuto gli inquirenti, invece di essere utilizzati per far conoscere le coste calabresi sarebbero alla fine andati a coprire «le spese per il trasporto il vitto e il pernottamento di tutti gli ospiti del talk show di Paolo Mieli (tra i quali Raffaella Carrà, Carlo Freccero, Ennio Fantastichini e tanti altri), o ancora il costo del personale della Hdrà, la realizzazione del materiale fotografico e audiovisivo degli incontri di Paolo Mieli». Anche il materiale informativo e divulgativo secondo gli inquirenti sarebbe stato riferito al talk show, privo di riferimenti a sfondo turistico per la Regione (tranne il logo apposto su alcuni materiali). Anche la visione del filmato dell’intervista al governatore secondo quanto avevano ricostruito i finanzieri «esclude categoricamente una finalità diversa dalla propria promozione politica ed una conseguente congruità della spesa».
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