Ridotta in Appello la condanna a carico di Andrea Renda. Il 33enne è accusato di aver ammazzato Aneliya Dimova, la 55enne bulgara trovata morta nella sua casa di Belvedere Marittimo il 30 agosto del 2020.
I giudici della Corte di Appello di Catanzaro, nel primo pomeriggio di ieri, hanno emesso la sentenza di secondo grado riducendo la pena da 22 anni (condanna in primo grado) a 17 anni e 4 mesi. La difesa di Renda (rappresentata dall’avvocato Alberto Grimaldi) attende, adesso, di leggere le motivazioni della sentenza pur manifestando soddisfazione per la riduzione della condanna perché evidenzia un accoglimento di alcuni dei punti evidenziati nel ricorso. L’avvocato Grimaldi aveva, infatti, sollevato nuovamente l’eccezione della «mancata specificazione dell’aggravante dei motivi abbietti e futili e di nullità del capo di imputazione relativo», che per la difesa sarebbero stati poco specifici pure nel provvedimento del Gip di Paola.
A fine estate del 2020, in piena pandemia, la morte della 55enne bulgara scosse tutto il Tirreno cosentino. La donna fu trovata nella sua abitazione, a Belvedere, con il cranio fracassato e seminuda nel letto. I suoi amici non avevano notizie di lei da domenica giorno in cui la donna sarebbe dovuta andare a fare una gita con loro. Provarono più volte a telefonarle ma senza alcun esito, così avvisarono le forze dell’ordine. Quando i carabinieri fecero irruzione in quell’appartamento si trovarono davanti una scena raccapricciante: la donna era nel suo letto in una pozza di sangue con una profonda ferita alla testa. Per giorni i carabinieri della comando provinciale di Cosenza e i colleghi del Ris hanno passato al setaccio l’appartamento e anche tutte le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Furono avviate intense indagini, coordinate dal procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, che portarono, in soli 20 giorni, a individuare il presunto assassino.
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