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Naufragio di Cutro, messaggio di fratellanza nel segno di S. Francesco

Il mantello-reliquia da Paola a Steccato

«Se Francesco fosse vivo, sarebbe sul mare, su queste spiagge, a prestare soccorso a chi ne ha bisogno». Le parole di padre Francesco Trebisonda, Superiore provinciale dei Minimi, sottolineano la benedizione del mare di Steccato di Cutro. Il mantello di San Francesco di Paola arriva sulla spiaggia nel primo giorno senza vento da molti a questa parte. Un giorno in cui il mare restituisce il cadavere di un’altra vittima del naufragio del 26 febbraio scorso, portando a 87 il numero dei corpi ritrovati.
La notizia arriva mentre la sacra reliquia del Santo di Paola percorre la strada che dalla parrocchia Cristo Risorto di Steccato di Cutro conduce al luogo del naufragio, sulle sponde del fiume Tacina. L’ultimo tratto, quello sterrato, i fedeli lo percorrono a piedi, in una processione aperta dai frati dell’Ordine dei Minimi, che precedono la teca con il mantello del Santo portata a spalla a turno dai vigili del fuoco, dai fedeli e dai sindaci di Cutro e Paola. Ad attenderli, in spiaggia, ci sono i soccorritori che da quel 26 febbraio non hanno mai smesso di cercare i dispersi, per terra e per mare. È qui che il caicco partito dalla Turchia si è sfasciato sulla secca; è qui che quella domenica le onde portavano in spiaggia cadaveri e pezzi della barca; è qui che ancora oggi alcuni dei corpi restituiti dal mare vengono ricomposti dopo i rilievi medico-legali. È qui che, dunque, avviene la benedizione del mare. Il mantello del Santo che protegge chi va per mare, quello sul quale san Francesco attraversò lo Stretto, viene rivolto verso le onde, che oggi sono leggere.

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