Abiti, cibo, giocattoli, posti letto. Ma anche tempo ed energie, e persino i loculi di famiglia. In situazioni drammatiche come la strage di Steccato di Cutro la solidarietà può assumere mille volti; tutti quelli che in questi giorni si stanno concentrando su Crotone da ogni parte della Calabria, e non solo.
La gara di solidarietà è scattata a poche ore dalla tragedia, quando i cittadini di Cutro e Crotone hanno portato al Cara vestiti, scarpe, coperte; tutto ciò che hanno pensato potesse servire per i superstiti. «Ho portato quello che potevo - racconta Giuseppe - ma c'erano già così tante cose che mi hanno pregato di tornare, così ho lasciato il mio numero in caso di necessità specifiche». Stesse scene all'ospedale di Crotone, con indumenti, cibo e prodotti per l'igiene lasciati presso una delle entrate laterali del Pronto soccorso, oppure portate fino al reparto di Pediatria. Ma fin da subito (e sempre di più nelle ore successive, mentre le proporzioni della tragedia s'ingigantivano) si è capito che ci sarebbe stato bisogno di tanto altro: mediazione linguistica e culturale, assistenza psicologica e medica, supporto logistico ed organizzativo, ma anche aiuti economici. Specie quando hanno iniziato a giungere sul posto i parenti delle vittime, che hanno dovuto riconoscere i cadaveri recuperati dal mare e talvolta sono arrivati a Crotone con indosso solo gli abiti che portavano. «Al dolore straziante - racconta Manuelita Scigliano, portavoce del Forum del Terzo settore di Crotone e presidente dell'associazione Sabir - si aggiunge la difficoltà nel comprendersi. I mediatori sono stremati, perché al carico di lavoro si unisce quello emotivo, che può far crollare».
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