Adesso Rosario Curcio, detto “Pilurussu”, deve rispondere anche dell’omicidio di Massimo Vona (il cui cadavere non è stato mai ritrovato), nel processo di secondo grado nato dall’inchiesta “Eleo” contro la cosca di Petilia Policastro, che inizierà il prossimo 14 aprile davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. Con Curcio, ritenuto dalla Dda il reggente del clan petilino, dovranno comparire gli altri sette imputati che, il 13 luglio 2022, sono stati condannati nel procedimento con rito abbreviato di “Eleo”.
Oltre a Curcio, compariranno davanti alla Corte d’Assise d’Appello: Giacinto Castagnino, che in primo grado è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere; Diego Garofalo (10 anni in primo grado); Giuseppe Garofalo (8 anni e 8 mesi); Mario Garofalo (10 anni); Antonio Grano (8 anni); Tommaso Rizzuti, (10 anni); e Francesco Scalise (8 anni e 8 mesi). Nei mesi scorsi, è stata la Procura antimafia a ricorrere contro l’assoluzione di Curcio (al quale in primo grado sono stati inflitti 8 anni e 8 mesi per il solo reato di estorsione) dall’accusa di essere stato il mandante dell’uccisione del 44enne, detto “Malutiempu”, avvenuta il 30 ottobre 2018 a Petilia Policastro. Si è trattato di un cambio di punto di vista da parte degli inquirenti che in primo grado avevano chiesto l’assoluzione dell’imputato dall’accusa di omicidio. Ad indurre il pm dell’antimafia, Pasquale Mandolfino, a rivedere la propria posizione su Curcio, erano state le parole pronunciate il 28 settembre scorso dal collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, già esponente della cosca Bagnato di Roccabernarda.
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