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Anche il mare era "cosa loro": ecco come le 'ndrine comandavano nei porti di Cirò e Cariati

Pescatori costretti a vendere il pesce al prezzo imposto dagli affiliati che gestivano anche il rimessaggio delle barche

«A Cirò Marina ci sono solo io… non è che li puoi dare ad un altro». Così Antonio Crugliano, a luglio 2021, si rivolgeva ad un nuovo fornitore di pesce, per rimarcare il regime di «monopolio» che egli stesso avrebbe esercitato sul mercato ittico del porto di Cirò Marina. La conversazione, contenuta nelle carte dell’inchiesta “Ultimo atto” della Dda di Catanzaro contro la cosca Farao-Marincola di Cirò, dimostrerebbe le mire del clan sui porti di Cirò Marina e di Cariati, il cui controllo sarebbe così passato nelle mani dei figli di coloro che nel 2018 vennero arrestati nell’ambito dell’operazione “Stige”. Le «nuove leve», è l’ipotesi accusatoria, pretendevano sempre il pescato migliore a prezzi imposti ai pescatori che difatti si ritrovavano costretti a sottostare alle richieste dei loro aguzzini. Tant’è, sottolinea la gip di Catanzaro nell’ordinanza di arresto, chi aveva provato a resistere e ad opporsi «è rimasto vittima di atti ritorsivi».

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