Quando nel tardo pomeriggio di sabato i carabinieri di Milano - col supporto dei loro colleghi di Napoli - lo hanno intercettato mentre attendeva un taxi, nei pressi della stazione della Circumvesuviana di Sant’Anastasia, Massimiliano Sestito era da solo, disarmato, e aspettava un taxi. Con sé aveva un documento del fratello - che gli assomiglia molto - con cui sperava di passare indenne ai controlli. Perquisito, è stato trovato in possesso di denaro contante, telefonini, chiavette Usb e alcune immagini sacre. Per la cattura sono state determinanti le attività investigative di “web patrolling”, cioè il controllo delle informazioni scambiate sui social tra i ricercati e i loro familiari.
L’uomo, evaso dai domiciliari a Pero, nel Milanese, lo scorso 30 gennaio. Sestito, era uscito dal carcere il 12 gennaio, dopo una decisione della Corte di Assise di Appello di Roma, che ha accolto un’istanza della difesa. L’imputato aveva finito di scontare la condanna a 30 anni per l’omicidio del carabiniere Renato Lio, del 1991, ma era ancora sottoposto a custodia cautelare perché imputato per l’omicidio del boss di ’ndrangheta Vincenzo Femia, avvenuto nel 2013, e per questo condannato all’ergastolo. Una decisione su cui è stata chiamata a pronunciarsi la Corte di Cassazione, la cui sentenza è attesa per il 28 febbraio.
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