Un lungo viaggio in treno. Dal cuore della Baviera sino alla regione francese dell’Alvernia-Rodano. Un biglietto di sola andata da Burghausen fino alla convulsa Lione. Un biglietto staccato nel 2014 dai funzionari della stazione di Burghausen, città dove aveva vissuto per otto anni con il nome di Paolo Dimitrio. Il “fantasma” della ’ndrangheta cosentina, Edgardo Greco, ricercato per 17 lunghi anni dalle forze dell’ordine italiane, lasciò la Germania per continuare a vivere sotto mentite spoglie trasformandosi da cameriere-pizzaiolo in gestore di un pub-ristorante. Su internet aveva individuato una struttura ch’era in grado di rilevare con i risparmi accumulati in terra tedesca: l’esercizio di ristorazione era stato messo in locazione dai proprietari ed era un’occasione da non perdere. L’avventura dell’ergastolano sfuggito alla Direzione distrettuale di Catanzaro nel 2006, nell’area metropolitana posta alla confluenza del Rodano e della Saona, cominciò coltivando il sogno di trasformarsi da “killer delle carceri” in uno chef “stellato”. Occhiali con lenti fumè, grembiule bianco con bottoni dorati a fasciarne il torace, Greco si presentò alla gente di Lione sfoderando lo stile del grande cuoco italiano. E tutto sembrò andare per il verso giusto fino alla pandemia. Con l’arrivo del Covid, infatti, i progetti del latitante finirono in malo modo e dovette chiudere il locale per mancanza di... incassi. Con la crisi economica arrivò pure quella fisica a causa di un brutto male che l’aggredì all’improvviso costringendolo a farsi curare e operare nelle strutture sanitarie d’Oltralpe.
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