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"Olimpo", l’ex commissario di Calabria Verde Mariggiò: non fu inviato neanche un operaio

Nell’inchiesta emersero le pressioni sull’Azienda

«Non solo non ho disposto l’intervento di una squadra, ma neanche di un solo operaio». Il generale Aloisio Mariggiò, ex ufficiale dell’Arma e già commissario di Calabria Verde, è categorico nel precisare di non aver mai dato seguito alle richieste avanzate dall’ex dg della Regione Pasquale Anastasi per far intervenire tempestivamente in favore di un villaggio di Pizzo degli operai dell’Azienda che dirigeva. L’episodio a cui si riferisce, riportato dalla Gazzetta del Sud nei giorni scorsi, è tra quelli inseriti dai pm della Dda di Catanzaro nella richiesta di misure cautelari dell’inchiesta “Olimpo” contro i clan della “Costa della dei”.

Mariggiò è solo citato nelle carte dell’inchiesta ma non è indagato e sottolinea come ciò sia «dimostrativo della circostanza secondo la quale la polizia giudiziaria ed i pm titolari dell’indagine hanno certamente verificato che nessun lavoro è stato eseguito all’interno o in prossimità dell’ex Club Med!». Un dato, questo, «desumibile – prosegue Mariggiò – da quanto affermato dal dottor Gratteri in sede di conferenza stampa: “È un’indagine per la quale, dal nostro punto di vista, ci sono non gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Parlo di prove e non di gravi indizi perché il corpo dei capi di imputazione contestato agli indagati è rappresentato dalla voce degli attori protagonisti, la voce degli arrestati di questa notte, oltre, naturalmente, ai riscontri fatti sul piano oggettivo, con fotografie e pedinamenti”».

Pertanto, «con tanti riscontri fatti sul piano oggettivo, con fotografie e pedinamenti, gli investigatori – osserva l’ex ufficiale dell’Arma – non possono non aver accertato che Calabria Verde, nonostante le richieste avanzate dal “facilitatore” (Anastasi, ndr), non ha mai assunto alcuna iniziativa», non ha eseguito «alcun lavoro perché non vi erano le condizioni oggettive che potessero giustificare alcun intervento da parte del personale aziendale». Il generale aggiunge che «sulla mancata esecuzione degli interventi richiesti qualcosa nell’ordinanza andava detto, benché mi renda conto che la cosa avrebbe potuto far perdere rilevanza alla figura dei “facilitatori”, avrebbe potuto smentire l’esistenza delle asserite corsie preferenziali a disposizione degli indagati e avrebbe potuto far mancare all’indagine parte delle segnalate connivenze o entrature nelle amministrazioni pubbliche».

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