Diciassette misure cautelari (16 arrestati in carcere, uno ai domiciliari) sono state eseguite dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, insieme al Servizio centrale d’investigazione sulla criminalità organizzata e al Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia della Guardia di finanza per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e in materia di lavoro. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Brescia, su richiesta della procura distrettuale. Le indagini della Dda di Brescia sono partite dall’attività del Ros iniziata nel 2018 e che, sulla scia di quanto già accertato nell’indagine 'Nduja del 2005, ha confermato la presenza della cosca "Bellocco" nelle province di Brescia e Bergamo, «delineandone assetti organizzativi - spiegano carabinieri e GdF -, collegamenti con le omologhe strutture presenti in Calabria e attività delittuose principalmente legate all’infiltrazione dell’economia legale». Per la Dda, è Umberto Bellocco, 39 anni, già condannato in via definitiva nel 2009 per associazione mafiosa e nipote dell’omonimo storico capo della cosca di Rosarno morto quest’anno, «l'elemento di vertice della proiezione operante in Lombardia» il quale, nonostante fosse detenuto, avrebbe continuato a dirigere le attività illecite "veicolando direttive ai propri familiari, concorrenti nei reati". Nell’operazione sono stati individuati «i terminali calabresi (stanziali a Rosarno) della struttura criminale lombarda i quali concorrevano nella gestione delle molteplici attività economiche di interesse del sodalizio realizzate prevalentemente tramite un imprenditore» attivo tra Brescia e Bergamo nei settori edile e immobiliare. L’uomo avrebbe «fornito un fattivo contributo anche mediante la commissione di delitti tributari e di somministrazione fraudolenta di manodopera, attuati attraverso un articolato circuito di società cartiere deputate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti» ricostruito dalla GdF. Per Ros e GdF l’indagine documenta nuovamente "l'esistenza di proiezioni della 'ndrangheta in regioni diverse dalla Calabria" e consente di «confermare l’esistenza di un fenomeno di colonizzazione dovuto al trasferimento di affiliati calabresi in altri territori precedentemente immuni da tali manifestazioni criminali, soprattutto in quei territori caratterizzati da un maggiore sviluppo economico e da un più ampio grado di ricchezza generale». Le attività di polizia giudiziaria sono state estese - col supporto dei comandi provinciali dei Carabinieri e GdF - nelle province di Brescia, Bergamo, Como, Varese, Monza Brianza, Roma, Chieti, Reggio Calabria e Siracusa.
I 16 arrestati in carcere
Umberto Bellocco, Cinquefrondi, 1983 Francesco Mercuri, Gioia Tauro, 1979 Antoni Macrì, Polistena, 1990 Natalaele Rullo, Cinquefrondi, 1986 Pasquale Rullo, Cinquefrondi, 1990 Rocco Bellocco, Rosarno, 1952 Maria Serafina Nocera, Rosarno, 1958 Francesco Fiumara, Rosarno, 1966 Francesco Benito Palaia, Taurianova, 1973 Umberto Cristello, Mileto, 1967 Michele Zerbini, Villongo, 1971 Reddi Pievani, Foresto Sparso, 1957 Renato Galante, Mantova, 1966 Daniele Rota, Bergamo, 1955 Mariano Cosentino, Siracusa, 1955
Ai domiciliari
Giovanni Borgia, Lecce, 1959