I guai calabresi dell’ex terrorista. Cesare Battisti, 68 anni, negli anni di piombo è stato componente della direzione strategica e del gruppo di fuoco dei Pac (Proletari armati per il comunismo). Condannato a 12 anni in primo grado per banda armata, evase dal carcere nel 1981. Condannato in contumacia all'ergastolo in via definitiva per quattro omicidi, due commessi materialmente e due in concorso con altri, è riuscito per decenni a scampare alla esecuzione della pena. Ha ricevuto asilo fuori dei confini italiani come rifugiato politico, sia in Francia che in Brasile. Prima di essere arrestato il 12 gennaio del 2019 in Bolivia ed estradato subito dopo in Italia è stato anche un apprezzato scrittore di noir. Da detenuto ha trascorso un periodo nel reparto di alta sicurezza del carcere di Rossano e, proprio nelle scorse settimane, ha lasciato il regime detentivo speciale in ragione di una sua diminuita pericolosità. La decisione di attenuarne i rigori della detenzione ha suscitato furenti polemiche politiche. Battisti dovrà comparire domani davanti al Tribunale penale di Castrovillari per rispondere di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale per fatti accaduti all’interno del penitenziario rossanese il 15 settembre del 2020. L’ex terrorista, difeso dall’avvocato Maurio Nucci del foro di Cosenza, avrebbe minacciato un vice ispettore della Polizia penitenziaria che aveva trattenuto - come ordinato dalla magistratura - della corrispondenza di Battisti per inviarla al giudice di sorveglianza per le opportune valutazioni circa i contenuti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria