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'Ndrangheta a Mesoraca, quel patto tra clan per esportare vino in Svizzera

Si tratta della ‘ndrina al centro dell’inchiesta sfociata lunedì in 31 arresti faceva affari con la locale di Cirò Marina. a cosca Farao-Marincola contava nel Paese elvetico sull’accordo con un esponente dei Ferrazzo. L’obiettivo era quello di vendere una partita di Cirò doc prodotto da una cantina coinvolta in Stige

Un patto tra 'ndrine per esportare il vino di Cirò all’estero. Si parla anche di questo nelle “carte” della maxi operazione con la quale la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il 3 ottobre scorso, ha smantellato la cosca Ferrazzo di Mesoraca. Un capitolo è infatti dedicato all’intesa tra mesorachesi e cirotani all’insegna del business. Una «collaborazione tra gli esponenti apicali della locale di Cirò e Giovanni Foresta nella commercializzazione del vino in territorio svizzero», la definiscono i sostituti procuratori, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, che nel corposo documento che accompagna la richiesta di misure cautelari hanno fatto la sintesi dell’informativa redatta dai carabinieri del Ros di Catanzaro, oggi confluita nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta di Mesoraca che vede lo stesso Foresta tra i 31 arrestati.

Tutto nasce dal blitz “Stige” che nel 2018 ha messo all’angolo il clan Farao-Marincola di Cirò Marina. E nell’ambito di quel procedimento, scrivono i pm, sono state intercettate «alcune conversazioni ambientali tra Francesco Tallarico e Rocco Crivaro, fratello di Francesco, ritenuto un esponente della 'ndrangheta crotonese in Lombardia».

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