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Gas alle stelle, Calabria verso il crac. Dalla pizza alle auto tutto è a rischio

Rispetto a un anno fa è quintuplicato il costo del metano alle colonnine dei distributori. Federmetano: «Il 40% dei nostri operatori di fatto è già chiuso». Allarme Confapi: «Nostre attività hanno subito rincari del 500%»

++ Inflazione: Istat, resta negativa, a novembre -0,2% ++

Le prime inquietudini sbocciarono già un anno fa, con aumenti lievitati improvvisamente alle colonnine dei distributori. Poi, è arrivata la guerra e chi opera sui mercati sa bene che le guerre sono le madri di tutte le speculazioni. Il vento del conflitto in Ucraina, tra Russia e Occidente ha dilatato le smagliature delle capacità finanziarie di imprese e cittadini. L’iperinflazione ha definito i confini di una apocalisse energetica che sta risucchiando quotidianamente imprese e lavoratori, soprattutto qui in Calabria, periferia naturale di un Sud in difficoltà. Rischiano di fermarsi attività di logistica e di servizi. A Cosenza, c’è l’Amaco, l’azienda per la mobilità con conti dissestati da tempo. Ma la sua flotta sono costituite prevalentemente da bus a metano e il servizio pubblico da assicurare rischia di avvicinare il crac. Per non parlare della gente comune che aveva investito in auto a metano, la svolta per la mobilità. Una scelta sostenibile per l’ambiente e, soprattutto, per le tasche dei cittadini. Con 20 euro si riempiva il serbatoio, una pacchia, insomma. A distanza di qualche anno, però, il metano è diventato un bene di lusso. Alle colonnine costa quasi 5 euro al kg. Un pieno, dunque, raggiunge i 100 euro. Lo scorso anno, prima degli aumenti d’autunno, un kg costava poco meno di un euro e un pieno non raggiungeva i 20 euro. Un impatto devastante su chi ha rinunciato troppo presto ai veicoli a gasolio.

I rischi del crac

La narrazione della crisi dei distributori di metano per autotrazione, secondo Dante Natali, presidente di Federmetano, è allarmante: «È il momento di dire che il settore del gas naturale-biometano per auto non ce la farà senza interventi radicali e immediati. Fino a oggi abbiamo fatto l’impossibile per continuare a servire l’utenza, ma ora la situazione non è più sostenibile. Con i prezzi al pubblico attuali, oltre il 40% degli operatori è di fatto già chiuso e altri – con il rinnovo dell’anno termico – non troveranno nemmeno un fornitore che sottoscriva un contratto di fornitura».

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