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I clan di Cosenza e Rende specializzati nell'uso strumentale dei social

Messaggi d’appuntamento e di minaccia mandati via Facebook. Il caso del narcotrafficante Giuseppe Zaffonte terrorizzato a distanza

Nicola Gratteri

I picciotti... social. Le carte dell’inchiesta sulle cosche “confederate” di Cosenza e Rende rivelano un interesse e un utilizzo costante di Facebook da parte degli indagati. Il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e i pm antimafia Vito Valerio, Corrado Cubellotti e Margherita Saccà, hanno infatti scoperto come il frequentatissimo spazio social fosse adoperato per mostrare “amicizie”, lanciare messaggi, mandare ordini.
Come la società, così le organizzazioni mafiose hanno cambiato il loro modo di comunicare e i magistrati inquirenti annotano, per esempio, quanto la moglie del boss Francesco Patitucci - attiva su Facebook attraverso un profilo a lei riconducibile - metta in rilievo la natura stretta dei rapporti esistenti tra la sua famiglia e quella del “delfino” del marito, Roberto Porcaro. La donna posta foto eloquenti finite agli atti d’indagine.

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