L’estate scivola via trascinandosi dietro i problemi di sempre. Alla fine, si parlerà di bilanci positivi e di massicci flussi turistici. In realtà, nonostante il notevole impegno di Forze dell’ordine, Procure, Arpacal, Regione, Capitanerie di porto, Stazione zoologica “Anton Dohrn” e amministrazioni comunali, le condizioni del mare lungo la costa tirrenica calabrese non sono state all’altezza delle aspettative. In più tratti del litorale, agli occhi di residenti e villeggianti forestieri si sono presentati, con una certa frequenza, chiazze oleose e di colore mutante, sporcizie galleggianti di ogni tipo, acque tra il marrone ed il verdastro. Evidentemente, venire a capo di certi delicati fenomeni non è cosa semplice. Va riconosciuto, comunque, che la Regione, nella lotta all’inquinamento marino e alla mala depurazione, ha messo in campo risorse finanziarie non indifferenti. A fine stagione ci sarà da valutare attentamente i risultati ottenuti non fosse altro che per cercare di individuare dove e come intervenire per eliminare il persistere di fenomeni che gravano pesantemente sull’immagine della Calabria. Per certo, ci sarà da lavorare, e non poco, sui “guai” del golfo di Nicotera. Qui, nonostante denunce, proteste e segnalazioni alla Capitaneria di porto, non si è notato l’atteso dispiegamento di forze per cercare di venire a capo della situazione. Qualcosa, invece, è cambiata alla foce del Mesima nel quale una ventina di comuni privi di impianti di depurazione continuano a sversare, nell’indifferenza generale, i loro liquami fognari. Il fiume, abitualmente “condannato” a fare da alibi per il mare inquinato, non pare abbia offerto lo spettacolo sconcertante degli altri anni. A partire da fine luglio in poi, dalla sua foce non sono venute fuori le solite acque profondamente color marrone o nerastre e puzzolenti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria