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La geografia segreta del “pizzo” a Cosenza

Il cassiere della “Nuova Famiglia” e il piano studiato per assassinare il boss Maurizio Rango. La storia del gioielliere indotto sempre a versare 5000 euro a Natale, Pasqua e Ferragosto

I conti del “pizzo”. Tenuti con certosina pazienza da Luciano Impieri, ex cassiere della “Nuova Famiglia” divenuta, dopo la morte di Michele e Luca Bruni, l’organizzazione egemone a Rende e Cosenza. Impieri, poi assurto al ruolo di collaboratore di giustizia, rivela ai magistrati della Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, la mappa delle estorsioni. Lui ha appuntato tutto in un quadernino che si porta sempre dietro: ci sono commercianti, imprenditori, artigiani, titolari di pizzerie e ristoranti, professionisti. Nessuno sfugge alla morsa del racket. Come per tradizione mafiosa a Natale, Pasqua e Ferragosto tutti devono “mettersi a posto”. Ci sono, infatti, i picciotti da pagare, la droga da acquistare, i sussidi da mandare ai carcerati, l'assistenza legale da mantenere.

I costi sono alti e la “bacinella” dev'essere sempre piena. Luciano Impieri annota le cifre accanto a ogni nome e poi fa rapporto all'oligarchia che dirige la consorteria. Il capo è Maurizio Rango, oggi ergastolano. Per far pagare gli esercenti – rivela il “contabile” pentito – venivano lasciati proiettili o bottiglie incendiarie davanti a cantieri e strutture produttive. E se qualcuno mostrava una certa “resistenza” arrivavano le pistolettate alla saracinesche, alle auto, oppure alle finestre delle abitazioni.

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