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Pensioni, Spi-Cgil: in Calabria oltre 67% sotto 1.000 euro

Claudia Carlino

«Siamo seriamente preoccupati per la tenuta dei pensionati calabresi e non solo». Il segretario regionale Spi Cgil Calabria, Claudia Carlino, richiama il grido di allarme del segretario generale Landini sulle ricadute che l’aumento inflazionistico potrebbe avere sulle fasce più fragili, come quelle dei pensionati. «Secondo i dati dell’osservatorio dello Spi Cgil, che si riallacciano ai numeri Inps, il 67,1 per cento del totale delle pensioni calabresi è al di sotto dei mille euro al mese - ricorda Carlino -. Oltre il doppio, dei dati nazionali, già inclementi». E aggiunge: «Un tasso dell’inflazione ad agosto balzato all’8,4 per cento su base annua, rischia di costringere gli anziani a raschiare il fondo del barile e a dovere tagliare sempre di più le spese primarie. Il tutto in una regione in cui la sanità territoriale è claudicante e, in attesa di una legge sulla non autosufficienza, sono sempre di più coloro che rinunciano alle cure non potendo rivolgersi al privato».

«Come consuetudine», secondo lo Spi, sono le donne ad avere la peggio. «Hanno avuto un allungamento della vita lavorativa - spiega Carlino - ma con una paga inferiore a quella degli uomini. Attualmente, a livello nazionale il 56 per cento dei pensionati riceve importi lordi superiori del 37 per cento rispetto a quello delle donne. Non si tratta, insomma di briciole, ma di differenze sostanziali».
«Il sistema rischia di saltare se non ci saranno da parte del governo sostegni concreti e fattivi. Le risorse contenute nel decreto bis per i pensionati non sono adeguate - incalza il segretario dello Spi calabrese -. La legge sulla non autosufficienza va portata avanti. Lo prevede il Pnrr, è un impegno che l’Italia ha verso l’Europa e che risponde alla criticità del nostro territorio. Spi Cgil Calabria ritiene inoltre che bisogna attuare la riforma dell’assistenza sanitaria territoriale, come da decreto ministeriale 77, che prevede che siano le regioni a predisporne il piano attuativo. Il diritto alle prestazioni domiciliari, previste anche queste dal l DM77, garantirebbe il miglioramento delle condizioni degli anziani in questa regione».

«Chiediamo - conclude Carlino - una riforma seria, impostata sulla centralità del ruolo di governo pubblico e del finanziamento pubblico dei livelli essenziali delle prestazioni sociali che devono guardare con maggiore attenzioni alle regioni più svantaggiate, arrivando a garantire prestazioni uniformi. La terza età, spesso considerata marginale, è un asse portante dell’economia del Paese, va tutelata e supportata».

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