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Calabria, la crisi spinge le imprese al default

I prezzi dei prodotti energetici alle stelle mettono a rischio il futuro delle 190mila attività che operano nella regione. Senza aiuti del Governo, rischiano di arrendersi oltre 17mila aziende con 60mila occupati. Algieri (Confcommercio): «I costi più che triplicati rappresentano una zavorra insostenibile»

La Calabria è una terra sospesa tra cielo e mare. Si gode gli ultimi scampoli di una estate meravigliosa. La prima vera stagione del relax dopo due anni di paure e di vita non vissuta in mezzo ai bollettini del Covid. Ma, forse, sarà stata anche l’ultima volta (perlomeno nei prossimi anni) che avremo avuto la possibilità di permetterci piccole spese. Non eccessi, giusto la pizza fuori, o magari il gelato per tutta la famiglia. Dietro l’angolo c’è l’inferno, un precipizio preannunciato dai rincari alle colonnine del gasolio di questi ultimi giorni. Venti centesimi in più al litro in 72 ore. Ed è solo il primo indizio di una salita impervia che ci porterà verso un autunno nero. Forse, addirittura, nerissimo. Un periodo che scorticherà le finanze domestiche e quelle delle imprese, piccole, medie e grandi. La gente è distratta dall’ultimo sole e dai primi comizi elettorali, e non si preoccupa, almeno per adesso, di quello che potrà accadere tra qualche settimana. L’isteria di commercianti e imprenditori, però, è un segnale preoccupante. Molti di loro hanno già ricevuto le prime bollette pesanti. I flussi di gas naturale provenienti da Mosca sono ridotti, i prezzi dei prodotti energetici salgono e le compagnie petrolifere moltiplicano i profitti secondo un algoritmo di difficile comprensione.

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