«Neanche la sceneggiatura di un film sarebbe stata inverosimile quanto la storia di mio figlio». Non riescono a darsi pace i familiari di Davide Ferrerio, non riescono a credere che un ragazzo di vent'anni sia stato aggredito e ridotto in fin di vita per uno scambio di persona, senza riuscire neppure a capire perché è stato inseguito e picchiato in una bella serata estiva, mentre aspettava un amico per andare a mangiare una pizza.
Allo sguardo rivolto ad una ragazza, alla parola di troppo che avrebbe potuto scatenare l'aggressione, i familiari non ci avevano creduto neppure per un istante. «È una tragedia che si aggiunge ad un'altra tragedia – sottolinea il fratello di Davide, Alessandro –. Ho sempre saputo che mio fratello era totalmente estraneo, che non conosceva queste persone; quando si è parlato di “sguardo”, di “parola”, non ci ho mai creduto. Aver saputo che si è trattato di uno scambio di persona è dolore che si aggiunge a dolore. Mio fratello è stato preso di mira perché la persona cui era diretta l'imboscata (e che io reputo colpevole alla pari di chi lo ha colpito) quando si è accorta del pericolo ha pensato bene di lavarsene le mani e dire che che indossava una camicia bianca. E invece lì c'era mio fratello».
Anche il padre di Davide, Massimiliano, fin da subito aveva respinto l'ipotesi che il figlio potesse aver avuto qualche contatto con i suoi carnefici: «Davide è un puro, un ragazzo perbene», ripeteva dal primo giorno. Ed oggi aggiunge: «È un'aggressione che non possiamo accettare. E il fatto che si tratti di uno scambio di persona mi fa arrabbiare ancora di più. Quello che ha fatto questo criminale è fuori dalla grazia di Dio».
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