La legge regionale per il passaggio dei medici di continuità assistenziale con almeno dieci anni di servizio da figure convenzionate a veri e propri dipendenti delle Aziende sanitarie provinciali è all’inizio del suo percorso.
«È una bozza che rimane congelata, ma solo al momento, perché abbiamo tutta l’intenzione di andare avanti e abbiamo cominciato gli approfondimenti a livello regionale e con il ministero competente». A dirlo è il consigliere che l’ha proposta a Palazzo Campanella, Pierluigi Caputo, che puntualizza anche sulle richieste di alcuni sindacati di categoria, secondo i quali è necessario inserire nella legge pure i medici che prestano servizio nel 118: «Infatti la mia proposta finalizzata a trasformare chi fa continuità assistenziale in dirigenti medici non mirava a escludere nessuno e in questi giorni ho parlato con tanti camici bianchi che lavorano nei 118 delle aziende calabresi». Per avere un quadro più preciso della situazione si dovrà aspettare che passino le Politiche del 25 settembre. «Ne ho discusso sia con il presidente Occhiuto che con il presidente Mancuso, la volontà di dare risposte a categorie di sanitari che le aspettano da anni è molto forte e vogliamo muoverci il prima possibile», ha proseguito Caputo, consigliere di Forza azzurri.
L’obiettivo, in sostanza, è quello di eliminare una vasta platea di precari della sanità garantendo loro le stesse tutele che hanno i camici bianchi delle Asp e degli ospedali: quelli che svolgono lavoro di continuità assistenziale non sono pagati a tempo pieno, non viene loro riconosciuta la malattia, non hanno diritto a ferie pagate. È come se fossero delle partite Iva: se non lavorano, peggio per loro. Per tutti questi motivi c’è una carenza cronica di medici in questi settori, non remunerativi, quindi non attrattivi. «Tale carenza va assolutamente colmata, anche se per aumentare gli organici bisognerebbe intervenire fin dai test di ingresso a Medicina», aggiunge il consigliere Caputo.
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