Annunciato il giorno stesso della sentenza di condanna, le difese degli ex consiglieri regionali della Calabria, Antonio Rappoccio (avvocato Giacomo Iaria del Foro di Reggio Calabria) e Giulio Serra (avvocato Nicola Carratelli del Foro di Cosenza), avranno tempo fino alla prima settimana di settembre per presentare ricorso alla Corte d'Appello di Reggio Calabria. Il Tribunale collegiale di Reggio (presidente Silvia Capone, giudice estensore Cristiana Maria De Pasquale, giudice Carla Costantino) ha depositato i motivi della sentenza di condanna, emessa il 18 marzo scorso, per peculato a 3 anni e sei mesi di reclusione. Entrambi eletti nella lista civica a sostegno del centrodestra, “Insieme per la Calabria” (Giulio Serra nelle vesti di capogruppo, Antonio Rappoccio in quota Partito repubblicano), rispondevano di una tranche delle presunte spese allegre con i fondi pubblici destinati ai gruppi consiliari di Palazzo Campanella nella maxi inchiesta “Rimbosopoli”, l’operazione che ha svelato il metodo diffuso tra numerosi politici calabresi, e alcuni portaborse, che nel corso della X Legislatura (il periodo monitorato dagli inquirenti va dal 2010 al 2012) avrebbero sostenuto spese indebite e non pertinenti allo status di Consiglieri regionali. I Giudici reggini sottolineano l'entità della pena: «Per quanto riguarda la dosimetria della pena occorre preliminarmente evidenziarsi che essa deve essere determinata in relazione alla cornice edittale vigente all'epoca di commissione dei fatti in quanto maggiormente favorevole per gli imputati. Deve inoltre ritenersi che i delitti per cui è condanna siano avvinti dal vincolo della continuazione, risultando ricorrente un unitario disegno criminoso. Applicati i criteri ed avuto riguardo alla cornice edittale vigente all'epoca di commissione del fatto, in quanto più favorevole al reo, equa appare la pena base di anni 3 e mesi tre di reclusione, leggermente superiore al minimo edittale in ragione del rilievo della funzione pubblica ricoperta da entrambi, dell'intensità de dolo rilevata alla reiterazione delle condotte nell'arco del biennio e dall'offesa arrecata all'ente aumentata per il secondo reato di mesi tre di reclusione». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria