La Calabria sprofonda in una pericolosa curva della storia della pandemia. I dati dell’ultimo report segnalano un nuovo rialzo in terapia intensiva con 3 pazienti in più (e quattro nuovi ingressi bilanciati dall’uscita di un malato inserito nel setting “fuori regione”). L’occupazione risale al 7,41% e si avvicina alla soglia di rischio fissata nel 10%. Stabili, per un giorno (con quattro ingressi e altrettante dimissioni) le aree mediche che, tuttavia, galleggiano ben oltre il secondo limite di saturazione al 31,25%. Si pensa, come è stato già fatto con le Rianimazioni, di attivare nuovi posti letto per raffreddare la curva della saturazione. Tuttavia, si tratterebbe, di un intervento in controtendenza con le pratiche stagionali che portano a una riduzione della capacità ricettiva degli ospedali per consentire al personale di usufruire delle ferie estive. È evidente che questa sesta ondata di piena rischia di avere conseguenze devastanti anche sui diritti del personale. A Rossano già si è provveduto a bloccare i congedi, compresi quelli già concessi, a infermieri e oss, in attesa che l’ondata di piena si arresti. La sofferenza dei servizi assistenziali è certificata anche dai numeri. Secondo il matematico dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Picone” e del Cnr, Giovanni Sebastiani, in Calabria, come nel resto del paese, ormai, «si comincia a osservare una crescita frenata anche nei ricoveri per Covid-19, sia nei reparti ordinari sia nelle terapie intensive, mentre la curva dei decessi continua a salire in modo accelerato». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro