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Terapie intensive Covid, in Calabria pazienti raddoppiati

Rapido aumento dell’occupazione delle aree critiche in Calabria negli ultimi sette giorni. Il tasso resta il più alto d’Italia. Il Gom di Reggio si blinda nella bolla: da domani stop alle visite dei familiari.

La spinta del Covid adesso alimenta timori rovesciati come una macchia nera sulla linea del tempo che non è più quella conosciuta. Mai nelle estati di pandemia avevamo assistito ad una circolazione così alta del virus capace di moltiplicarsi con andamento esponenziale. Crescono i casi ma, soprattutto, aumenta l’impatto dell’epidemia sui servizi assistenziali. Gli occhi degli esperti sono puntati sulle terapie intensive che in una settimana (tra il 4 luglio e ieri), in Calabria, hanno raddoppiato il numero dei pazienti intubati passando da 7 a 14 (grazie ai due nuovi ingressi registrati nelle ultime 24 ore). Un rialzo troppo frettoloso che ha portato il tasso di occupazione delle aree critiche a quota 7,41%, valore che si conferma il più alto in Italia. Con altri 5 nuovi ingressi verrà superata la prima soglia di rischio. Sale la curva dei ricoveri anche nelle aree non critiche. Ieri i ricoverati sono ulteriormente aumentati (+2) con un totale di 290 pazienti e un tasso di occupazione del 28,49% che si avvicina al secondo limite di saturazione. Impossibile differenziare i quadri covid con polmonite da quelli senza. Vanno tenuti tutti in bolla lontani dai non Covid per evitare contagi a tappeto tra personale sanitario e pazienti. Come sostiene il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, «secondo la normativa vigente, le conseguenze medico-legali di eventuali focolai ospedalieri si abbatterebbero su medici e organizzazioni sanitarie. Caso mai serve una terza via».

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