I numeri si moltiplicano dentro bollettini che si gonfiano troppo velocemente con nuovi casi e nuovi ricoverati. La superba turbolenza di questi giorni genera angoscia nei malati che, senza vaccino (o con il ciclo di profilassi incompleto), si sono ritrovati coi corpi devastati dal virus. Dolori e pentimenti che si assomigliano adesso che non c’è molto da fare se non attendere che il morbo si arrenda. Il Covid è tornato in corsia non solo infiltrandosi nei pazienti fragili ma anche sfruttando i varchi dilatati dal fanatismo non vax, un credo che si è diffuso nella rete tra fede e discendenza, producendo nuove forme d’infezione che mettono a rischio anche la popolazione immunizzata. Opacità che affiorano da queste ultime settimane caratterizzate dal ritorno della pandemia. Ma il capo del gruppo tecnico regionale, Andrea Bruni, non è preoccupato e spiega come è cambiata la narrazione della pandemia nei margini, nelle forme, nella semantica. «Non si può più fare esclusivamente riferimento ai positivi come prima perché adesso ognuno può testarsi anche a domicilio con tamponi che si trovano nei discount. In Calabria, sono migliaia gli esiti dei test, la maggior parte negativi, che non finiscono nel computo e di conseguenza, la fotografia giornaliera della pandemia offre uno spaccato molto parziale rispetto allo scenario reale. L’unica certezza è rappresentata dall’occupazione delle terapie intensive di pazienti con polmonite da Covid che è il dato da monitorare. Si tratta di persone estremamente fragili che non hanno completato il ciclo vaccinale con la quarta dose che stiamo sollecitando. Le aree mediche degli ospedali risultano sovraccariche ma i pazienti con polmonite da Covid rappresentano solo il 5-10% del totale».
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